Pantherophis guttatus guttatus (LINNAEUS, 1758)
Pantherophis guttatus meahllmorum (SMITH, CHISZAR, STALEY & TEPEDELEN 1994)
[Pantherophis guttatus emoryi, ex Elaphe guttata emoryi, è stata elevata a specie se stante (Baird & Girard 1853)]
Si estende in tutto il versante sud-orientale degli USA (dal Texas, attraverso Arkansas, Louisiana, Mississippi, Alabama, Florida, Georgia, South Carolina, North Carolina, Kentucky, Virginia, sino al Maryland, Delaware, e New Jersey), nel nord del Messico, e sono stati avvistati esemplari in alcune isole come Cayman I, US Virgin Islands, Anguilla, Antigua, St. Bartélmy (POWELL & HENDERSON 2003).
Popola differenti biotipi: pinete, boschi, zone agricole, paludi, zone rocciose e zone residenziali. Vive sia a terra sia sugli arbusti, essendo un’ottima arrampicatrice, ed utilizza come tane interstizi tra le rocce, tane di roditori abbandonate (spesso predate direttamente), cavità di alberi e tronchi.
Ha abitudini crepuscolari e notturne, che comunque variano nel corso delle stagioni (stagioni più miti corrispondono ad una Mayr attività diurna, mentre le stagioni più calde corrispondono ad una Mayr attività crepuscolare e notturna).
Si nutre principalmente di micro-mammiferi, come topi, ratti di adeguate dimensioni, ed altri piccoli mammiferi, ma occasionalmente può predare piccoli volatili, come pulcini e nidiacei, ed in età giovanile anche piccoli sauri ed anfibi.
Si tratta di un colubride di moderate dimensioni, comprese normalmente tra 100 e 130cm, anche se non sono rari i casi di esemplari oltre i 150cm di lunghezza. Gli esemplari da noi allevati fin’ora erano compresi tra 110-115cm e 120cm. I babies alla nascita misurano 20-30cm circa, e pesano mediamente 4-6g, ma non è raro che vederne di circa 10g.
La testa è piccola e poco distinta dal corpo, i denti conici non sono molto sviluppati, e gli occhi non sporgenti hanno la pupilla tonda.
Il colore del corpo spazia dal grigio sino al bruno, passando da differenti tonalità di rosso ed arancio. Sul dorso si possono osservare i tipici disegni a sella, e sui fianchi degli scudi. Il colore di questi è generalmente rosso, bruno o porpora, e spesso attorno alle selle dorsali si nota una bordatura nera, che può essere appena accennata o molto spessa.
Il ventre è bianco o rosso-arancio, generalmente bianco nel primo terzo o metà del corpo, per poi “sporcarsi” man mano che si scende. Sono presenti sul ventre una serie di scacchi neri, solitamente ben delineati e distinti nella prima metà del corpo, e più confusi e sfumati nella seconda parte di questo, ma possono anche essere ben definiti per tutta la lunghezza. In alcuni morphs questi scacchi sono completamente assenti.
La coda è di media lunghezza, prensile, più sviluppata e spessa nei maschi, in cui spesso si nota il rigonfiamento formato dagli emipeni caudalmente alla cloaca, mentre è più corta e “regolare” nelle femmine. Questo è l’unico segno evidente di dimorfismo sessuale evidente.
Ha squame lisce.
Esistono alcune varianti geografiche di Pantherophis guttatus (Elaphe guttata), e tantissimi morphs che interessano sia la colorazione (diverse varietà di amelanismo, ipomelanismo, due forme di aneritrismo, oltre ad altri morphs che influiscono sulle colorazioni primarie, come l’aumento del pigmento rosso o arancio o giallo, …, e le combinazioni di queste) sia il pattern (motley, striped, cubed, lo stesso bloodred, banded, zig-zag, aztec…), senza dimenticare le variazioni ottenute con le combinazioni delle mutazioni di pattern e di cromatismo.
Si tratta di un colubride molto attivo, perciò necessiterebbe di terrari di adeguate dimensioni, pur adattandosi, senza particolari problemi, anche all’allevamento in rack.
Devono far parte dell’arredamento, oltre all’immancabile ciotola d’acqua, sufficientemente grande da poter contenere agevolmente la serpe, una o più tane, magari poste in one differenti della teca, e qualche ramo, così da poterla osservare nel pieno dello splendore mentre effettua le sue ispezioni notturne.
Come substrato può essere utilizzato qualsiasi materiale, evitando quelli polverosi e resinosi.
Noi utilizziamo carta di giornale, perché pratica e comoda da sostituire, lasciando il serpente nelle migliori condizioni igieniche.
La temperatura media del terrario deve essere mantenuta attorno ai 26-27°C, possibilmente creando un gradiente termico tale da permettere la termoregolazione in una zona più calda ed in una più fredda. Nonostante molti allevatori mantengano questi parametri costantemente giorno e notte, noi preferiamo abbassare la temperatura di un paio di gradi nelle ore notturne.
L’umidità ambientale deve essere verso valori medi, l’aria non deve essere né troppo secca ne satura di umidità, onde evitare problemi respiratori, di disectisi (muta incompleta) ed eventuali dermatiti. L’umidità media del nostro clima, coadiuvata dall’evaporazione dell’acqua contenuta nella ciotola all’interno del terrario, sarà più che sufficiente.
Le dimensioni contenute di questa specie, i non esigenti parametri ambientali di cui necessita e la resistenza a variazioni di questi, il carattere calmo e pacifico, e non da meno l’enorme variabilità cromatica degli esemplari che si trovano in commercio al giorno d’oggi, fanno di Pantherophis guttatus (Elaphe guttata) un serpente adatto sia ai neofiti, che potranno così affinare tecniche ed accumulare esperienza, per successivamente dedicarsi a specie più esigenti e delicate, sia agli allevatori più esigenti in fatto di estetica e soddisfazioni.
La riproduzione è relativamente semplice, e può avvenire anche in condizioni non favorevoli.
La maturità sessuale è raggiunta abbastanza presto da questi colubridi, ma per essere sicuri di non incappare in problemi di distocia (la femmina non riesce ad espellere le uova, rischiando così la propria vita) o di altro tipo, è bene attendere il terzo anno di età per le femmine, con un peso superiore ai 300g.
I maschi, talvolta, sono sessualmente attivi già dopo il primo anno e mezzo di vita, diciamo che, in generale, dopo il secondo anno di vita sono pronti per intraprendere il loro primo accoppiamento.
Dato che questa specie proviene da zone di clima temperato, è bene brumare gli esemplari pronti per la riproduzione, cioè fargli trascorrere un periodo a basse temperature, simulando la stagione invernale ed inducendo il letargo.
Dopo aver verificato che gli esemplari che si vogliono brumare siano in perfette condizioni fisiche, ed aver atteso almeno due settimane dall’ultimo pasto, onde evitare che eventuali boli intestinali o materiali fecali fermentino all’interno del serpente, si possono iniziare le procedure.
Nel periodo invernale o di fine autunno, si abbassa gradualmente e lentamente la temperatura media della teca, cercando di raggiungere, con il tempo, temperature comprese tra 13°C e 15°C. Importante restare sotto i 18°C, altrimenti il metabolismo del Pantherophis guttatus riprenderà ad operare bruciando calorie, ed il serpente pian piano deperirà, perdendo massa corporea.
Certe volte, soprattutto nei casi in cui i terrari sono situati in ambienti domestici, è impossibile abbassare così tanto la temperatura. In queste situazioni, è utile ricorrere ad alcuni trucchetti, come spostare il terrario in una cantina, o altro luogo comunque chiuso e controllato, oppure, dopo aver portato la temperatura il più in basso possibile, sistemare il serpente in un faunabox o altro contenitore sicuro, e portarlo sempre in una cantina o altro luogo chiuso e controllato (importante che in questi posti la temperatura non scenda al di sotto dei valori consigliati).
Un contenitore d’acqua deve sempre essere disponibile, per permettere al serpente di bere in caso ne senta la necessità, e periodicamente si dovrebbe controllare che l’animale non stia malsopportando le basse temperature: se così fosse è bene ripristinare i valori a quelli del normale allevamento e, se necessario, effettuare una visita veterinaria.
Raggiunti i valori di regime, si mantiene questa condizione per almeno un mese, meglio un mese e mezzo o addirittura due, dopo di che si procede, sempre in modo lento e graduale, al ripristino dei parametri di allevamento.
Una volta raggiunti i valori definitivi, si può riprendere ad alimentare gli esemplari in questione, meglio se con prede più piccole della media per i primi pasti, poiché il loro metabolismo deve “riabituarsi” la lavoro di routine.
Dopo qualche settimana dal risveglio, la femmina farà una muta, nominata “muta primaverile”, e sarà pronta per l’accoppiamento.
È in questo periodo che l’emissione di ferormoni da parte della femmina è massima, e va introdotta nel terrario del maschio per approfittare della stimolazione chimica.
Da subito inizieranno i corteggiamenti, e se la femmina è veramente pronta, di lì a poco avverranno gli accoppiamenti veri e propri.
È bene lasciare la femmina con il maschio per qualche giorno, noi preferiamo lasciarli assieme per tre giorni, e poi dividerli per altrettanti giorni (se si nota un accoppiamento, e si ha l’assoluta certezza che questo sia avvenuto, la femmina può essere tolta subito dopo il termine di questo, e reintrodotta dopo un altro paio di giorni). Ripetere questo ciclo per due o tre volte è più che sufficiente se la copula è avvenuta.
Può capitare, in certi casi, che la prima muta fatta dalla femmina dopo il risveglio dalla brumazione non sia la sopraccitata muta primaverile, ma una semplice muta fisiologica, quindi i corteggiamenti del maschio saranno rifiutati, e non si assisterà ad alcun accoppiamento. Se così fosse, occorre attendere la muta successiva, e ripetere lo stesso iter descritto sopra.
È possibile riprodurre con successo questa specie anche senza la brumazione.
Anche se innaturale, in quanto la brumazione è una necessità fisiologica di questi colubridi, quasi sempre si ottengono risultati soddisfacenti, ma solitamente, secondo la nostra esperienza, inferiori a quelli ottenuti con la brumazione.
Questo è dato dal fatto che la brumazione, ed il conseguente riposo della serpe e dei relativi organi, contribuiscono ad un miglior sviluppo e maturazione dei follicoli, ed ad una Mayr motilità degli spermatozoi. Ne consegue un Mayr numero di uova ed una maggiore fertilità di queste.
Talvolta, i maschi intenti ad accoppiarsi rifiutano il cibo, mentre le femmine gravide hanno abitudini che tendono ad essere soggettive ed a ripetersi ogni anno: normalmente mangiano sino alla quarta settimana di gravidanza circa, altre si alimentano sino alla muta pre-deposizione, altre ancora non accetteranno pasti sino alla deposizione. Nella nostra esperienza abbiamo avuto tutti questi casi, eclatante una femmina snow hi-yellow che cacciava anche dopo la muta pre-deposizione. Chiaramente, durante la gravidanza vanno somministrate prede più piccole del solito, per non danneggiare gli embrioni, e se la femmina non accetta il pasto non si deve insistere.
La gravidanza ha una durata totale di circa due mesi, e già dopo poche settimane è possibile osservare la crescita della sezione del corpo della femmina, causata dallo sviluppo delle uova.
Verso la fine di questo periodo, la femmina fa una muta, chiamata muta pre-deposizione, dopo 7-15 giorni dalla quale, avverrà la deposizione. Nella nostra esperienza abbiamo notato che si ha una maggiore incidenza tra il settimo ed il decimo giorno.
Quando la femmina entra in muta è il momento di introdurre un nido per la deposizione delle uova, nido in cui la femmina entrerà ed uscirà freneticamente nei primi giorni dopo la muta, e dove stazionerà uno o due giorni prima della deposizione.
Il nido può essere costituito da un qualsiasi contenitore opaco o scuro, od oscurato, con un foro nel lato superiore poco più grande del diametro della femmina.
Qui la femmina deporrà da un minimo di 10-15 uova sino oltre 30, a seconda della forma fisica della femmina, dell’età e delle dimensioni.
Le uova vanno tolte dal nido, spostando delicatamente la femmina, che sarà stanca, sfinita, decisamente magra, e saltuariamente potrà mostrare atteggiamenti ostili, e poste in incubatrice all’interno di un contenitore contenente un substrato adeguato, come vermiculite o perlite, adeguatamente inumiditi in precedenza, ad una temperatura di circa 27-28°C, noi preferiamo incubare le uova a 27°C esatti, con umidità non inferiore al 80-85%, ma questo parametro dipende anche dalla ventilazione e ricambio d’aria che ha l’incubatrice.
Dopo 55-60 giorni i babies incideranno le uova, ed entro una o due giornate usciranno completamente.
A questo punto vanno stabulati singolarmente, a circa 26-27°C, e dopo la prima muta si può iniziare ad alimentarli con topi appena nati (pinkies).
Angelo Cabodi
Silvia Tangredi
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