Pantherophis obsoletus lindheimerii (BAIRD & GIRARD, 1853)
Pantherophis obsoletus obsoletus (SAY, 1823)
Pantherophis obsoletus quadrivittata (HOLBROOK, 1836)
Pantherophis obsoletus rossalleni (NEILL, 1949)
Pantherophis obsoletus spiloides (DUMÉRIL, BIBRON & DUMÉRIL 1854)
Vive in USA centro-orientale (S-E Minnesota, S-W Wisconsin, S-E Nebraska, S-E Iowa, Illinois, Kansas orientale, Missouri, Oklahoma, Arkansas, Texas orientale, Louisiana, Mississippi, Alabama, Florida, Georgia, South Carolina, North Carolina, Kentucky, Virginia, West Virginia, Indiana, Ohio, Maryland, Delaware, New Jersey, New York, Connecticut, Massachusetts, Michigan meridionale, Vermont occidentale, Pennsylvania), e Canada meridionale.
Più precisamente, P. o. obsoletus si estende dall’estremo S-E del Minnesota, scendendo attraverso la parte orientale dello Iowa, S-E del Nebraska, Kansas centro-orientale, Oklahoma, sino all’intero Texas, per poi estendersi dalla zona costiera Texana del golfo del Mexico sino alla Louisiana meridionale (restando ad est del fiume Mississippi).
Popola differenti biotipi: pinete, boschi, zone agricole, paludi, zone rocciose e zone residenziali. Ha abitudini sia terrestri sia arboricole, essendo un ottimo arrampicatore, ed utilizza come tane interstizi tra le rocce, tane di roditori abbandonate (spesso predate direttamente), cavità di alberi e tronchi.
Ha abitudini crepuscolari e notturne, ma se le temperature lo permettono non esita ad esporsi nelle ore diurne.
Si nutre prevalentemente di piccoli mammiferi, come topi, ratti, ed altri mammiferi di adeguate dimensioni, e di piccoli volatili e nidiacei, ma occasionalmente può cibarsi di uova ed anche altri rettili ed anfibi (questi ultimi perlopiù nella fase giovanile).
Colubride che raggiunge dimensioni relativamente importanti, comprese solitamente tra 150cm e 180cm, con un peso che spesso tocca e supera il Kg, pur non mancando esemplari che raggiungono e superano i 200cm. Gli esemplari da noi allevati fin’ora sono compresi tra 150cm e 170cm. I babies alla nascita misurano 25-30cm circa, e la loro corporatura è circa il doppio di quella dei babies di Pantherophis guttatus (Elaphe guttata).
La testa è poco distinta dal corpo, i denti conici non sono molto sviluppati, ma date le dimensioni del cranio di un esemplare adulto, in caso di morso si sente un po’ di dolore (se si tratta di un morso di predazione, in cui il serpente non lascia la presa immediatamente, si avrà una certa difficoltà a liberarsene immediatamente… ma di solito dopo pochi secondi sarà lui a capire che non si tratta di una preda), e gli occhi non sporgenti hanno la pupilla tonda.
Gli esemplari babies hanno il corpo color grigio, con i tipici scudi grigio scuro. Mantengono questa colorazione solo nel periodo giovanile, e dopo vari mesi di vita inizia a mutare, molto lentamente, verso quella definitiva.
Il corpo degli adulti è di color nero, con variegature bianche Mayrmente presenti nella parte iniziale, che si attenuano man mano che si scende verso la coda. Sul dorso, grazie ai sottili disegni bianchi nella prima parte del corpo, si intravedono i tipici disegni a sella, e sui fianchi degli scudi, ma man mano che si va in direzione caudale il corpo prende sempre più un aspetto nero uniforme.
Il ventre, nella parte iniziale, è bianco e si intravedono degli scacchi neri, poi, in direzione caudale, il pigmento nero prende il sopravvento, sino a fare del ventre una striscia monocromatica.
La coda è di media lunghezza, prensile, più sviluppata e spessa nei maschi, in cui spesso si nota il rigonfiamento formato dagli emipeni caudalmente alla cloaca, mentre è più corta e “regolare” nelle femmine. Questo è l’unico segno evidente di dimorfismo sessuale evidente.
Le squame sono leggermente carenate.
Esistono alcuni morphs come forme albinotiche, leucistiche e white-sided, la nostra preferita (in cui ventre e fianchi diventano bianco latte, ed il dorso è percorso da una larga fascia nera), nonché varietà naturali date dall’ibridazione con altre sottospecie (es: quadrivittata) negli areali in cui le due popolazioni convivono, dando luogo a questi intergrades.
Si tratta di un colubride molto attivo, perciò necessiterebbe di terrari di adeguate dimensioni, pur adattandosi, senza particolari problemi, anche all’allevamento in rack.
Devono far parte dell’arredamento, oltre all’immancabile ciotola d’acqua, sufficientemente grande da poter contenere agevolmente la spere, una o più tane, magari poste in zone differenti della teca, e qualche ramo, così da poterla osservare nel pieno dello splendore mentre effettua le sue ispezioni notturne.
Come substrato può essere utilizzato qualsiasi materiale, evitando quelli polverosi e resinosi.
Noi utilizziamo carta di giornale, perché pratica e comoda da sostituire, lasciando il serpente nelle migliori condizioni igieniche.
La temperatura media del terrario deve essere mantenuta attorno ai 26-27°C, possibilmente creando un gradiente termico tale da permettere la termoregolazione in una zona più calda ed in una più fredda. Nonostante molti allevatori mantengano questi parametri costantemente giorno e notte, noi preferiamo abbassare la temperatura di un paio di gradi nelle ore notturne.
L’umidità ambientale deve essere verso valori medi, l’aria non deve essere né troppo secca ne satura di umidità, onde evitare problemi respiratori, di disectisi (muta incompleta) ed eventuali dermatiti. L’umidità media del nostro clima, coadiuvata dall’evaporazione dell’acqua contenuta nella ciotola all’interno del terrario, sarà più che sufficiente.
I parametri ambientali di cui necessita questa specie e la resistenza a variazioni di questi, il carattere calmo e pacifico (paragonabile a Pantherophis guttatus), e la variabilità cromatica degli esemplari che si trovano in commercio al giorno d’oggi, fanno di Pantherophis obsoletus obsoletus (Elaphe obsoleta obsoleta) un serpente adatto sia ai neofiti, che potranno così affinare tecniche ed accumulare esperienza, per successivamente dedicarsi a specie più esigenti e delicate, sia agli allevatori più esigenti (occorre tener conto delle dimensioni che gli adulti possono raggiungere).
La riproduzione, simile a Pantherophis guttatus (Elaphe guttata) è relativamente semplice, e può avvenire anche in condizioni non favorevoli.
La maturità sessuale è raggiunta abbastanza presto da questi colubridi, ma per essere sicuri di non incappare in problemi di distocia (la femmina non riesce ad espellere le uova, rischiando così la propria vita) o di altro tipo, è bene attendere il terzo anno di età per le femmine, con un peso superiore ai 600-700g.
I maschi, talvolta, sono sessualmente attivi già dopo il primo anno e mezzo di vita. Diciamo che, in generale, dopo il secondo anno di vita sono pronti per intraprendere il loro primo accoppiamento.
Dato che questa specie proviene da zone di clima temperato, è bene brumare gli esemplari pronti per la riproduzione, cioè fargli trascorrere un periodo a basse temperature, simulando la stagione invernale ed inducendo il letargo.
Dopo aver verificato che gli esemplari che si vogliono brumare siano in perfette condizioni fisiche, ed aver atteso almeno due settimane dall’ultimo pasto, onde evitare che eventuali boli intestinali o materiali fecali fermentino all’interno del serpente, si possono iniziare le procedure.
Nel periodo invernale o di fine autunno, si abbassa gradualmente e lentamente la temperatura media della teca, cercando di raggiungere, con il tempo, temperature comprese tra 13°C e 15°C. Importante restare sotto i 18°C, altrimenti il metabolismo del Pantherophis obsoletus riprenderà ad operare bruciando calorie, ed il serpente pian piano deperirà, perdendo massa corporea.
Certe volte, soprattutto nei casi in cui i terrari sono situati in ambienti domestici, è impossibile abbassare così tanto la temperatura. In queste situazioni, è utile ricorrere ad alcuni trucchetti, come spostare il terrario in una cantina, o altro luogo comunque chiuso e controllato, oppure, dopo aver portato la temperatura il più in basso possibile, sistemare il serpente in un faunabox o altro contenitore sicuro, e portarlo sempre in una cantina o altro luogo chiuso e controllato (importante che in questi posti la temperatura non scenda al di sotto dei valori consigliati).
Un contenitore d’acqua deve sempre essere disponibile, per permettere al serpente di bere in caso ne senta la necessità, e periodicamente si dovrebbe controllare che l’animale non stia malsopportando le basse temperature: se così fosse è bene ripristinare i valori a quelli del normale allevamento e, se necessario, effettuare una visita veterinaria.
Raggiunti i valori di regime, si mantiene questa condizione per almeno un mese, meglio un mese e mezzo o addirittura due, dopo di che si procede, sempre in modo lento e graduale, al ripristino dei parametri di allevamento.
Una volta raggiunti i valori definitivi, si può riprendere ad alimentare gli esemplari in questione, meglio se con prede pi piccole della media per i primi pasti, poiché il loro stomaco deve “riabituarsi” la lavoro di routine.
Dopo qualche settimana dal risveglio, la femmina farà una muta, chiamata “muta primaverile”, e sarà pronta per l’accoppiamento.
È in questo periodo che l’emissione di ferormoni da parte della femmina è massima, e va introdotta nel terrario del maschio per approfittare della stimolazione chimica.
Da subito inizieranno i corteggiamenti, e se la femmina è veramente pronta, di lì a poco avverranno gli accoppiamenti veri e propri.
È bene lasciare la femmina con il maschio per qualche giorno, noi preferiamo lasciarli assieme per due giorni, e poi dividerli per altrettanti giorni (se si nota un accoppiamento, e si ha l’assoluta certezza che questo sia avvenuto, la femmina può essere tolta subito dopo il termine di questo, e reintrodotta dopo un altro paio di giorni). Ripetere questo ciclo per due o tre volte è più che sufficiente se la copula è avvenuta.
Talvolta i maschi si mostrano aggressivi nei confronti delle femmine restie ad accoppiarsi, ed è possibile osservare il maschio mentre tiene ferma la femmina mordendole il capo. Questo atteggiamento non porta, solitamente, a nessun rischio da parte della femmina, ma è sempre bene monitorare gli esemplari uniti.
Può capitare, in certi casi, che la prima muta fatta dalla femmina dopo il risveglio dalla brumazione non sia la sopraccitata muta primaverile, ma una semplice muta fisiologica, quindi i corteggiamenti del maschio saranno rifiutati, e non si assisterà ad alcun accoppiamento. Se così fosse, occorre attendere la muta successiva, e ripetere lo stesso iter descritto sopra.
È possibile riprodurre con successo questa specie anche senza la brumazione.
Anche se innaturale, poiché la brumazione è una necessità fisiologica di questi colubridi, quasi sempre si ottengono risultati soddisfacenti, ma solitamente, secondo la nostra esperienza, inferiori a quelli ottenuti con la brumazione.
Questo è dato dal fatto che la brumazione, ed il conseguente riposo della serpe e dei relativi organi, contribuiscono ad un miglior sviluppo e maturazione dei follicoli, ed ad una Mayr motilità degli spermatozoi. Ne consegue un Mayr numero di uova ed una maggiore fertilità di queste.
Nonostante si tratti di una specie molto famelica, può accadere che i maschi intendi ad accoppiarsi rifiutano il cibo, mentre le femmine normalmente mangiano per varie settimane prima di rifiutare un pasto, ma anche qui èntra in gioco una certa soggettività. Non è raro che le femmine accettino il cibo sino alla muta pre-deposizione (le nostre due femmine, una ancestrale ed una white-sided mangiano sino a termine gravidanza). Durante la gravidanza vanno somministrate prede più piccole del solito, per non danneggiare gli embrioni, e se la femmina non accetta il pasto non si deve insistere.
La gravidanza ha una durata totale di circa due mesi, e già dopo poche settimane è possibile osservare la crescita della sezione del corpo della femmina, causata dallo sviluppo delle uova.
Verso la fine di questo periodo, la femmina fa una muta, chiamata muta pre-deposizione, dopo 7-15 giorni dalla quale avverrà la deposizione. Nella nostra esperienza abbiamo sempre notato che si ha una maggiore incidenza tra il settimo ed il decimo giorno.
Quando la femmina entra in muta è il momento di introdurre un nido per la deposizione delle uova, nido in cui la femmina entrerà ed uscirà freneticamente nei primi giorni dopo la muta, e dove sosterà uno o due giorni prima della deposizione.
Il nido può essere costituito da un qualsiasi contenitore opaco o scuro, od oscurato, con un foro nel lato superiore poco più grande del diametro della femmina.
Qui la femmina deporrà mediamente da 10 a 15 uova, a seconda della forma fisica, dell’età e delle dimensioni della femmina. La deposizione formata dal minor numero di uova che abbiamo ottenuto era composta da nove uova, mentre quella maggiore era composta da 16 uova, entrambe da parte della femmina ancestrale.
Le uova vanno tolte dal nido, spostando delicatamente la femmina, che sarà stanca, sfinita, decisamente magra, e saltuariamente potrà mostrare atteggiamenti ostili, e poste in incubatrice all’interno di un contenitore contenente un substrato adeguato, come vermiculite o perlite, adeguatamente inumiditi in precedenza, ad una temperatura di circa 27-28°C, noi preferiamo incubare le uova a 27°C esatti, con umidità non inferiore al 80-85%, ma questo parametro dipende anche dalla ventilazione e ricambio d’aria che ha l’incubatrice.
Dopo 55-60 giorni i babies incideranno le uova, ed entro una o due giornate usciranno completamente.
A questo punto vanno stabulati singolarmente, a circa 26-27°C, e dopo la prima muta si può iniziare ad alimentarli con topi appena nati (pinkies).
Angelo Cabodi
Silvia Tangredi
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